Tel.+39 049 8830675
E-mail: info@unicarve.it
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Associazione Produttori Carni Bovine
Unicarve, il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie insieme per la ricerca di un dispositivo di screening rapido in grado di rilevare trattamenti illeciti sui bovini.
I risultati del progetto sono stati presentati nel corso del convegno organizzato da Unicarve giovedi 18 giugno all’Expo Venice – Marghera- Venezia.
Stato dell’arte:
I prodotti di origine animale costituiscono la parte più rilevante dell’alimentazione dei Paesi industrializzati con un continuo aumento della richiesta, in particolare per quelli a base di carne. Le imprese italiane specializzate nell’allevamento bovino da carne fanno fronte ricorrendo all’importazione di carni macellate e di vitelli da ristallo provenienti in particolare da paesi U.E. anche se nuovi scenari di importazione di bovini da paesi extra europei diventano sempre più probabili nel futuro.
Veneto, Lombardia e Piemonte sono le regioni protagoniste nell’allevamento bovino e importano complessivamente l’86% dei bovini e il Veneto rappresenta da solo quasi il 50% del totale delle importazioni.
Viste le norme vigenti, i controlli dei sistemi sanitari nazionali, i parametri dettati dai disciplinari di produzione istituzionali che di private-label sempre più diffusi, è indispensabile per le aziende e le filiere del settore disporre di sistemi di auto-controllo in grado di garantire la salubrità del bestiame importato, soprattutto per quanto riguarda l’impiego improprio di prodotti ad effetto anabolizzante e che permettano inoltre di monitorare lungo la filiera produttiva la corretta applicazione delle norme di auto disciplina.
Stesso discorso vale anche per le aziende di trasformazione in quanto anche loro sono tenute ad applicare piani di autocontrollo, il più delle volte affidati a laboratori esterni opportunamente attrezzati, con tempi e costi che non sempre soddisfano le esigenze di efficienza ed efficacia richieste.
Risulta pertanto di notevole interesse per tutto il settore, individuare un metodo di indagine che permetta uno screening di massa, utilizzabile direttamente sui capi vivi, dall’allevatore e dal trasformatore, durante le fasi di ingrasso, riducendo ad esempio il rischio di inserimento in stalla di animali precedentemente trattati, ma anche di verificare la “purezza” dei mangimi e monitorando eventuali controindicazioni dei farmaci di uso quotidiano, concentrando nel dubbio la ricerca di sostanze ad effetto anabolizzante solo sui campioni risultati sospetti allo screening.
Il progetto:
Myo-Screen nasce da una intuizione dei ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Padova (DSB) e dalla collaborazione con l’Associazione produttori carni bovine (UNICARVE) e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) e ha lo scopo di realizzare un prototipo da utilizzare per lo screening rapido sui bovini, in grado di segnalare se l’animale è stato sottoposto a trattamenti anabolizzanti illeciti, a prescindere dalla specifica sostanza utilizzata per il trattamento.
Questo innovativo dispositivo di screening, da utilizzare sul campo, si pone quindi l’obiettivo di offrire all’intera filiera dell’allevamento bovino da carne uno strumento in grado di garantire un attento monitoraggio dello stato sanitario degli animali allevati con caratteristiche, tecniche ed economiche tali da poter essere utilizzato direttamente dagli operatori del settore, riducendo notevolmente i tempi ed i costi di analisi ma soprattutto di andare a risolvere il problema della corsa all’uso di sempre nuove sostanze anabolizzanti, per le quali gli enti di controllo si trovano a non avere procedure di test specifiche.
stessa. In questo modo, il valore di corrente misurato risulta proporzionale alla concentrazione di acido lattico presente nel campione analizzato e di conseguenza, grazie alle cellule ingegnerizzate, alla concentrazione di sostanza anabolizzante.
Le misure condotte in laboratorio hanno fin qui dimostrato la validità di questo approccio di rilevazione, consentendo l’individuazione di esigue quantità di acido lattico disciolto in soluzione, pari a circa 10 milionesimi di mole per litro. Grazie alla sensibilità della misurazione elettrochimica, la quantità di campione da analizzare per ciascun capo di bestiame sospetto sarà anch’essa molto ridotta, quantificabile in pochi millesimi di litro. Il metodo di quantificazione dell’acido lattico si è rivelato essere molto rapido, e quindi compatibile con la prevista applicazione allo screening di massa: infatti, per l’analisi di un singolo campione sono sufficienti dai trenta ai sessanta secondi.
Al momento è in corso l’ottimizzazione della componente cellulare del sistema di screening, conducendo una sperimentazione per identificare il protocollo in grado di minimizzare i tempi necessari per la rilevazione della risposta delle cellule alle sostanze anabolizzanti in presenza di matrici complesse e ricche di molecole interferenti, con particolare attenzione alle urine.